LE INFLUENZE DELL’OCCHIO MALVAGIO

 

Lo jettatore è un essere moralmente perduto; dal suo sguardo emanerebbero le influenze perniciose, di invidia e cattiveria, che determinano quelle alterazioni che colpiscono, nell'anima e nel corpo, la povera vittima. Un individuo così pericoloso come lo jettatore, che, con il solo sguardo, causa tante disgrazie, è sicuramente da evitare. Plinio riferisce che erano molto temuti coloro che avevano la capacità di colpire con influssi perniciosi i loro simili, gli animali o i raccolti. Per evitare tali pericoli pubblici occorre, però, saperli riconoscere.

 

 

L’IDENTIKIT DELLO JETTATORE

 

La tradizione popolare ci insegna come riconoscere lo jettatore. Esso è: arcigno, cattivo, solitario, taciturno, spesso magro, pallido o di colorito giallognolo, leggermente curvo e con gli occhi leggermente sporgenti, con sopracciglia folte e unite. Il medico Piero Piperni descrive lo jettatore come un individuo con orbite alquanto profonde e gli occhi in esse sono squallidi e sordidi, lucidi e tremendi. Alessandro Dumas nel suo libro "Le surnaturel et les dieux d'après les maladies mentales" ce ne dà un approfondito ritratto:

"E' di solito magro e pallido, ha il naso ricurvo, e occhi grandi che ricordano quelli del rospo e che egli tende a coprire con un paio di occhiali: com'è noto, il rospo ha il dono della jettatura, tanto che uccide un usignolo con il solo sguardo. Quando incontrate... una persona come quella che ho descritto, guardatevene: quasi sicuramente si tratta di uno jettatore. Se costui vi ha scorto per primo, il male è fatto e non c'è rimedio: chinate il capo e aspettate. In caso contrario, se non avete ancora incontrato lo sguardo, presentategli il dito medio teso e le altre dita piegate: il malefìcio sarà scongiurato. Non occorre dire che se portate addosso corni di giada o di corallo non avete bisogno di tutte queste precauzioni".

Cornelio Agrippa scrive: "...è una forza che partendo dallo spirito del fascinatore, entra negli occhi del fascinato e giunge fino al di lui cuore. Lo spirito è adunque lo strumento della fascinazione" (op. cit.). Dappertutto sono sempre stati reputati come capaci di gettare il malocchio: donne arcigne e invidiose specie se nel periodo mestruale, vecchie, preti e frati. Landolfo, vescovo di Capua, nell'anno 842, era convinto che il vedere un monaco, specie al mattino, gli portava male e quel giorno nessuna cosa gli sarebbe andata bene.

Questi personaggi, per possedere sicuramente questa indesiderabile e sinistra capacità, devono essere, pure, un poco strabici e con lo sguardo sfuggente. I soggetti più sensibili, al loro infausto potere, sono i bambini, le donne incinte, le giovani coppie di fidanzati ecc.; insomma, fa notare acutamente Ugo Dettore: "tutto ciò... il cui processo vitale si presenta in una fase particolarmente delicata".

Il gesuita Martin Delrio, nel 1603, descrisse la tecnica del malefico. "Quando colui che diciamo jettatore -spiega Delrio- posa lo sguardo con malevolo intendimento sulla vittima o ne tesse lodi sperticate, questi, per il tramite dei suoi segreti mezzi, inietta il malefìcio con una semplice occhiata".

 

DA CHI GUARDARSI

 

Guardatevi dai pessimisti e dagli invidiosi. Occorre tenere bene a mente che le persone pessimiste emanano pensieri che producono danno, poiché questi disgraziati percepiscono il mondo tutto negativo. Il pensiero è una forza maggiore di quella fisica; tutti creiamo pensieri in modo incessante, che attraggono forze corrispondenti (similia cum similibus). Il pessimista, l'invidioso, sotto quest'ottica, sono persone certamente da evitare.

Questi individui sono davvero degli infelici perché attraggono su chi invidiano e su loro stessi una specie di odio cosmico. Una casa dove vi è odio, rancore, pessimismo e cattiveria è ammorbata di energie malefiche che precipitano, sempre di più, chi la abita in un baratro di sofferenza. E' opportuno a questo punto ribadire ancora che è salutare circondarsi di persone e pensieri sempre positivi ed evitare i cattivi e i pessimisti perché attuano, nei confronti di chi li avvicina, un lento e progressivo irradiamento di forze nocive.

Avrete sicuramente fatto caso che l'incontro con certe persone vi dà energia e serenità mentre con altre, dopo pochi minuti, vi fa sentire devitalizzati, stanchi e non infrequentemente vi assalgono fastidiose cefalee. Evitate gli invidiosi. L'invidia è un sentimento molto nocivo ed è alla base di grandi disgrazie; il male desiderato si avvera, avvertiva E. Levi.

Chi non sa di tremendi avvenimenti che hanno distrutto unioni felici, famiglie ricche e fortunate ecc.? I terribili effetti dell'odio si abbattono sulle ignare vittime causando sofferenze psichiche e fisiche, follia, malattie gravissime e distruzione. Diffidate e allontanatevi da uomini e donne, parenti e amici, infelici ed invidiosi, che vi odiano per tutto quello che avete e vi penetrano coi loro occhi malevoli e giungono fino alla vostra anima e l'avvelenano.

Apuleio disse ad una così pericolosa persona: "I vostri occhi essendo entrati per mezzo dei miei, nel mio interno, accesero il fuoco nel fondo del mio corpo e nel midollo delle mie ossa" (De Magia). Una buona protezione contro simili pericolosi individui consiste, secondo la tradizione, nel portare con sé un piccolo corno di corallo o fare le corna appena si scorge lo jettatore, pratica del resto comune dappertutto. In fondo non vi è popolo in Europa che non conosca il significato di questo gesto e di cosa voglia significare. "Portar le corna", "Fare le corna a uno", "Porter les cornes", "Llevar los cuérnos", "Einem horner aufsetzen", "Horner tangen", esprimono tutti la medesima cosa, lo stesso concetto. Nicola Valletta riporta una serie di antidoti e antichi e collaudati rimedi contro la jettatura:

"...portare addosso alcune cose naturali, come la ruta agreste, alcune radici, la coda di un lupo (pars caudae prodesse viris, quos fascina vexat), il cuoio della fronte delle Jene (Plinio, lib. XXII); la cipolla... Altri credevano che con lo sputarsi tre volte in seno, il fascino si rimuovesse; altri con l'inumidir le labbra e la fronte con la saliva: -Fascinationes saliva jejuna repelli, veteri superstitione creditum est- (Alex. ab Alex. Dies Geniales, LV)... Finalmente soleasi portar sospesa qualcosa di turpe... e principalmente l'immagine della viril parte..." (Nicola Valletta, La Jettatura, Longanesi, Milano 1984). In ultimo ricordate quanto ha sempre insegnato la saggezza degli antichi: "L'età, i soldi, un buco nel muro, i propri progetti, la felicità in amore, i cibi, le penitenze, le elemosine e le offese subite: queste cose bisogna tenerle nascoste con cura".

 

JETTATORI TERRIBILI

 

Un caso sconcertante di un pericoloso jettatore, il principe di Ventignano di Napoli, ci viene narrato da Ernesto De Martino, che aveva appreso la vera storia del pericoloso personaggio, il principe X, dalla biografia tracciata dal Dumas di questo nobile. De Martino, nel suo libro: "Sud e magia" (Feltrinelli, Milano 1977), racconta:

"Come la tradizione vuole il principe inaugura la serie delle sciagure fin da quando viene al mondo; la madre rende l'anima nel partorirlo, la nutrice cui è affidato perde il latte, il padre è rimosso dalla carica di ambasciatore in Toscana... Questa attività jettatoria il principe la mantenne per tutto il corso della sua lunga vita... il genero -che da scapolo era stato un libertino- non poté consumare il matrimonio con la figlia del nobile per effetto della benedizione paterna impartita alla coppia. ...Il giorno in cui il principe entrò in seminario, tutti i ragazzi della sua classe furono colpiti da tosse convulsiva; nel corso dei suoi studi sopravanzava i compagni e guadagnava sempre il premio, tranne una volta che fu secondo, ma allora il compagno a cui era toccato il primo premio inciampò nel primo gradino del palco mentre si recava a ricevere la sua corona e si ruppe una gamba.

"Né si salvarono i frati del convento di Camaldoli quando il principe entrò a fare il suo noviziato, poiché il giorno dopo il suo ingresso apparve l'ordinanza della Repubblica Partenopea che sopprimeva le comunità religiose. Abbandonato il proposito di darsi alla vita religiosa... inaugurò la sua vita mondana recandosi per la prima volta al San Carlo: quella sera stessa il teatro prese fuoco. Invitato a una festa da una certa contessa, tutto volse al peggio: gran temporale che impedì di restare in giardino, crollo di un lampadario, stecca della prima donna del S. Carlo che abbandonò la sala -sentendosi dominata da una forza nefasta superiore al suo talento-; e così via...".

Altre disgrazie sulla sua via furono lo scoppio della Rivoluzione quando egli giunse a Parigi e la morte di Papa Pio VII, tre giorni dopo averlo incontrato per strada. Durante un suo viaggio in Inghilterra naufragò la nave che lo accoglieva e identica sorte toccò alla nave accorsa a soccorrere i naufraghi. Alessandro Dumas, che scrisse la biografia del principe, per paura e scaramanzia non volle citarne neppure il nome e lo presentò anonimo come "Principe X".

Gli ebrei credono moltissimo alla jettatura e secondo l'antico Talmud, "per uno che muoia per causa naturale, novantanove moriranno di malocchio". Salomone ammoniva: "Non dividere il pane con colui che ha il potere maligno negli occhi" (Proverbi XXIII, 6). Si narra che anche Papa Pio IX fosse un terribile jettatore.

Per portare qualche esempio, nella guerra del 1948 contro l'Austria, mentre tutto andava per il meglio e il morale dei soldati era piuttosto alto, al Papa venne in mente di benedire i militi e, da quel momento, tutto andò storto. Un giorno il santo padre giunse alla Chiesa di Sant'Agnese per inaugurare la festa religiosa che stava per svolgersi quando, all'improvviso, il pavimento cedette e molti fedeli riportarono ferite più o meno serie.

Quando Pio IX corse a Piazza di Spagna, ad impartire la santa benedizione alla colonna, che si stava edificando in onore della Santa Vergine, un operaio cadde dall'impalcatura e morì. Ma non è tutto. Un giorno il terribile Papa andò a far visita al re di Napoli nel porto di Anzio e qui, all'improvviso, si produsse un pauroso maremoto, ugualmente si verificò con l'ex regina di Spagna.

Si mormorava, ormai, da più parti che la benedizione del Pontefice fosse fatale e senza scampo. Lord C... arrivò da Albano, perché di salute delicata sperava di rinforzarla con la santa benedizione papale. Conclusione: morì subito dopo. Altri famosi e pericolosi jettatori furono: papa Leone XIII; i compositori Ambroise Thomas e Jacques Offenbach; l'imperatore di Germania, Guglielmo II; il re francese Luigi XIV e il criminale americano Harry K. Thaw.

Il re Alfonso di Spagna, altro temibile jettatore, ne combinò di cotte e di crude. Era, per questo suo nefasto potere, notissimo ai suoi tempi. Nel 1923, nel corso di una sua visita in Italia, appena sbarcato a Napoli, esplose un cannone dilaniando i soldati che lo accoglievano con gli onori militari. Il poeta tedesco Heinrich Heine ebbe fama di funesto jettatore.

Si racconta, a tal proposito, che nel 1830 incontrò a Parigi il musicista Vincenzo Bellini. Heine aveva uno sguardo sinistro, forse reso più inquietante dallo strabismo che si vedeva chiaramente, pur sotto le lenti scure. Heine fissò Bellini e gli annunciò: "Affrettatevi a godere ciò che la vita vi potrà ancora dare. Il vostro eccezionale e mostruoso genio vi condanna a una morte prematura. Dovete morire giovane come Mozart e Raffaello!".

Poco tempo dopo Bellini morì: aveva solo trentaquattro anni. Al tempo di re Ferdinando il canonico Di Jorio, con grande fama di jettatore, cercava di avere, inutilmente, da oltre otto anni, un'udienza col re per domandargli una pensione reale. Ferdinando tenacemente rimandava quell'incontro, in quanto era al corrente della sinistra fama del canonico e, perciò, aveva accampato mille scuse per non riceverlo. Quando, infine, per levarselo dai piedi, accettò quell'incontro fu fulminato da un colpo apoplettico.

Infine, registrato negli Atti dell'Accademia di Parigi (1739), vi è un fatto, che prova come l'occhio, in certi casi, emetta dei fluidi mortiferi: "avvicinatasi una vecchiaccia ad un tersissimo specchio, ed innanzi a quello per qualche tempo trattenutasi, lo specchio assorbì tal grassume, che raccolto insieme, si sperimentò essere un potentissimo veleno" (N. Valletta, op. cit.).

 

LA CREDENZA DELL'OCCHIO CATTIVO

 

Del potere nefasto che fuoriesce dagli occhi invidiosi il Campanella, afferma:

"...il fascino fa prova della sua forza, perché, mirando con affetto un arbore tenero o qualche fanciullo, lo fan morire. Chi ammira una cosa, inarca le ciglia e vorria aprire gli occhi tanto che gli entrasse la cosa ammirata, per conoscerla e goderla, e, per quell'aprire, manda fuori spiriti avidi della cosa desiderata e ammirata, e quelli si communicano subito nella tenerezza per li pori, e... operano... talché, vinti, li spiriti dell'arboscello o del fanciullo cedono e... s'ammortano" (Tommaso Campanella, De sensu rerum et magia).

Agrippa con più incisività ribadisce:

"Il fascino è un legame o incanto... che entra nel cuore di colui che si strega attraverso i suoi occhi. Lo strumento della fascinazione è uno spirito, vale a dire un vapore puro, lucente, sottile, proveniente dal sangue più puro generato dal calore del cuore, il quale emette come raggi attraverso gli occhi, raggi che trascinano seco un vapore spirituale impregnato di sangue, come constatiamo negli occhi cisposi e rossi, che infettano dello stesso male gli occhi sani a causa del loro raggio che diffonde i vapori del sangue corrotto. (...) Gli uomini vengono stregati da uno sguardo fisso e frequente..." (Cornelio Agrippa, op. cit.).

La credenza su gli infausti poteri dello sguardo invidioso esiste da sempre e la sua origine si perde nella notte dei tempi. Il filosofo Schopenhauer osservò: "Si legge, e si resta sbalorditi leggendo, della ostinazione, della costanza che, malgrado tante avversità e disinganni, l'umanità ha dimostrato in tutti i tempi e in tutti i luoghi nel perseguire l'idea della magia... si deve concludere che tale idea è profondamente radicata nella natura umana...".

Il mondo moderno, malauguratamente, allontana, sempre più, l'individuo da certe realtà spirituali, precipitandolo nel labirinto della materia. Gli jettatori utilizzano le loro maligne capacità, che hanno fin dalla nascita, spesso senza rendersene conto. L'essere scettici non aiuta certo, anzi, espone con maggiore incoscienza alle occulte e devastanti energie. E' bene sapere quanto afferma Tommaso d'Aquino:

"Ogni idea concepita dall'Anima è un ordine al quale l'organismo obbedisce: così la rappresentazione dello spirito produce sia un vero calore, che il freddo; essa può del pari produrre o guarire la malattia e non v'è a sorprendersi, perché l'Anima forma del corpo, è una medesima sostanza con esso... L'immaginazione forza il corpo ad obbedirle: essa è nell'Anima un principio naturale di movimento..." (Tommaso d’Aquino, Summa..., I p. 110, art. 2).

Con la forza del pensiero è possibile trasmettere a chicchessia tutto il bene del mondo o ogni male. Il grande Paracelso si disse convinto di ciò esclamando: "E' possibile che per forza della mia volontà io fermi lo spirito del mio avversario in una immagine e arrivi a renderlo deforme o zoppo". Studiare queste spaventose capacità, forse, spaventò gli scienziati che allora inventarono sigle come "Esp", "Psi" e "Pk". Essi, tuttavia, sapevano bene quanto afferma Ehrenwald e cioé che: "I fenomeni psi sono in realtà derivati dalla magia... -ma continua lo studioso- sono stati disidratati, disossati e spinati per essere resi digeribili allo stomaco degli scienziati...".

E' anche vero che, nel mondo dell'occulto, vi sono tantissimi deliranti, fissati, allucinati, autosuggestionati, che credono vere le loro fantasie, tuttavia, questi casi spiegano solo una parte modesta del fenomeno. Sono convinto che né la psicologia e la psichiatra e neppure la parapsicologia possono chiarire tutti i fatti ascritti all'esperienza degli "occhi che trafiggono".

 

I SINTOMI DEL MALOCCHIO

 

Il male augurato, potentemente, arriva e sconvolge la vita della vittima fino alla paralisi, alla pazzia o alla morte. Le leggi sulle quali si basa questa capacità malefica possono essere così sintetizzate: è il potere dell'immaginazione che fa si che un'immagine ben rappresentata mentalmente, tenda a realizzarsi nella realtà. Occorre, tuttavia, che l'immagine occupi tutta intera la mente (monoideismo) e sia sorretta da una forte emozione (odio o invidia, quasi sempre, spinti all'estremo).

Bisogna evitare di rispondere all'odio dell'invidioso con la paura, in quanto essa infonde nel corpo eterico un moto vibrante, che è in simpatia con l'atto malèfico. La paura, come il desiderio, uccide la volontà e, perciò, rende fragile e più accessibile il centro vitale ad un'influenza negativa. Chi ha paura finisce sicuramente con l'essere attaccato dal male. Non bisogna neppure rispondere con l'odio al male, in quanto l'odio ci mette sulla stessa sintonia del malèfico; "poiché l'odio è una specie di compartecipazione interiore per la quale ci si collega con l'oggetto odiato" (B. Veneziani e A. Ferrara, a cura di, I King, Astrolabio). Occorre sapere, infine, che tutto il male che si fa ritorna su chi l'ha fatto; è questa una giustizia universale che, prima o poi, colpisce inesorabilmente chi fa il male.

I sintomi del malocchio, a detta degli esperti in queste faccende, possono essere descritti come un susseguirsi di strani malesseri, per lo più psichici e di varia intensità, che vanno da frequenti capogiri a spiacevoli stati depressivi; diminuizione di memoria, difficoltà di concentrazione, senso di spossatezza con mancanza di forze, ecc. Dolori e disturbi fisici, insomma, non associabili ad alcuna malattia conosciuta. Lo psichiatra Arthur Ghuirham afferma che l'odio e la violenza liberano tossine, che causano affezioni organiche solitamente attribuite a virus. Il medico sottolinea le analogie tra le infezioni virali e il malocchio e spiega che: "Nell'epoca attuale, il disturbo fisico forse più comune provocato dal contatto con l'energia del male è l'infezione da virus in una qualsiasi delle sue svariate forme.

"Tali malattie sono caratterizzate da malessere generale e spossatezza... In realtà, molti sintomi di tali -infezioni- sono provocati non tanto da virus isolabili in laboratorio quanto dagli effetti delle tossine dell'odio, della violenza e del male in genere". L'influsso malefico, spesso, è originato da persone malevole e invidiose. Il dottor Ghuirham, che ha fatto profondi studi sull'argomento, osserva che: "Non si può non essere colpiti dai punti di contatto esistenti tra le malattie virali dell'Europa Occidentale moderna e gli effetti provocati dall'-occhio cattivo- nelle comunità tribali...

"Gli stati ossessivi acuti innescati dalle forze del male sono in genere caratterizzati soprattutto da un forte senso di colpa... e da una sensazione di crollo imminente" e conclude che: "Fenomeni del genere non si possono far rientrare negli schemi elaborati dalla psichiatria contemporanea". Fatti inquietanti, che rendono conto del potere infausto di certe persone, che, spinte da malevoli sentimenti, esercitano un'azione devastante sulla vittima.

In questa condizione si è davvero strumento di una forza maligna, che sconvolge la mente e il corpo fino, in certi casi, a distruggere l'individuo. Il discorso su molte malattie, proposto dalla moderna medicina, non è, ancora, definitivo e gli studiosi affondano in sabbie mobili di tesi e antitesi. In campo psichiatrico una miriade di indirizzi psicanalitici, psichiatrici e neurologici ipotizzano mille fattori e, tuttavia, il medico alla fin fine s'imbatte, spesso, nelle ultime parole che mai vorrebbe pronunciare: "non riesco a capire".

Per vedere se uno è stato colpito da malocchio, nelle campagne, si suole agire in questo modo: si accende (con fiammiferi di legno), nella stanza dove si svolge il rito diagnostico, una candela benedetta (il giorno della Candelora) e si fa bruciare un pò d'incenso, poi, in un piatto, si versa dell'acqua e si immergono tre capelli, strappati con la radice, dalla testa del paziente. Certuni preferiscono tenere il piatto, poggiato qualche minuto, sulla testa della persona che si vuole esaminare. Si intinge il dito indice della mano sinistra nell'olio d'oliva, precedentemente raccolto in un piccolo recipiente di rame e si lasciano cadere tre gocce nel piatto con l'acqua, sistemato davanti alla candela, che deve essere l'unica fonte di illuminazione.

Bisogna osservare bene a questo punto ciò che succede: se le goccioline d'olio rimangono intere nella zona centrale, non c'è malocchio. Se le tre gocce si allontanano verso la periferia del piatto e, poi, si sfaldano e affondono oppure se si moltiplicano diventando più piccole allora il malocchio è presente. Se, invece, sotto le gocce d'olio, appare una specie di occhio, chiamato "occhio della strega", oppure se i capelli immersi nell'acqua della bacinella si disporranno a rappresentare serpi o altri animali allora la situazione è seria.

Si può, secondo altri esperti, con lo studio approfondito del tema astrologico di un soggetto, sapere se e quanta predisposizione egli ha ad essere vittima di influssi negativi e, in più, stabilire, con l'analisi del tema annuale, i periodi di maggiore rischio. Per esempio, un aspetto negativo tra la Luna e Saturno, particolarmente se la prima occupa il campo XII, è significativo di grande sensibilità alle influenze maligne e di scarsissima resistenza agli attacchi occulti. Se Venere è coinvolto e fortemente leso, la possibilità di esserne vittima nella sfera sentimentale e sessuale, con conseguenti problemi di coppia, è tutt'altro che remota. Nell'oroscopo annuale i periodi maggiormente pericolosi, perché ricettivi ad influssi maligni, sono segnalati dai transiti lunari nel settore XII con aspetti dissonanti ai due malefici (Marte e Saturno). La quasi certezza di malefìcio è data dal transito di Saturno dal settore che lo ospita, nell'oroscopo radicale, al campo XII di rivoluzione solare in aspetto negativo alla Luna.

Ancora più infausta è la prognosi se Saturno si congiunge a Nettuno ed Urano lesi. Ovviamente in questo tipo di test astrologico è d'obbligo il ricorso ad un astrologo esperto. Altro test particolarmente importante è quello che consiste nella ricerca di larve (entità baronte disincarnate) che vivono a spese dell'energia del soggetto, che possiedono, causandogli una grande debolezza, incapacità di concentrazione, deperimento, pessimismo ecc. fino a portarlo alla follia o alla morte per gravi malattie.

La larva provoca uno strappo nel corpo eterico, dal quale sugge energia. Scrive Fulvio Rendhell: "Le cosiddette fatture, legamenti, malefici, ecc. sono per lo più dipendenti dal dominio delle larve... che possono apparire sui capelli delle persone infestate, sui vestiti, o mimetizzate in ogni parte del corpo nudo". La loro ricerca è complessa e deve compierla un esperto. Bisogna esaminare ogni centimetro del corpo della persona. Il segno dell'individuazione di una falla (nel corpo astrale della vittima), che ospita la larva infestante, è frequentemente costituito dal ritrovamento, sulla pelle, di tre macchioline scure disposte a formare un piccolissimo triangolo equilatero.

Occorre comprendere chiaramente che il pensiero è energia e che il male voluto, con grande emozione, arriva sicuramente alla povera e ignara vittima. La questione la approfondì con grande perizia il medico Teofrasto Paracelso che affermò: "Se qualcuno non vuol bene a un altro, l'odia, è possibile che accada a quest'ultimo il male che il primo gli desidera...". Secondo Paracelso tutto ciò che l'uomo immagina proviene dal cuore: "Il cuore è il sole di quel piccolo microcosmo che egli è. E tutto ciò che l'uomo immagina e che viene dal piccolo sole del microcosmo si va a confondere nel sole del gran mondo, nel cuore del macrocosmo. Così l'immaginazione del microcosmo è un seme che è materializzato... L’immaginazione altrui, della quale i mezzi sono diretti contro di me può, dunque, essere così forte che io possa soccombere ai suoi assalti.(...) L'immaginazione procede dal piacere e dalla cupidigia: il piacere genera l'invidia, l'odio...".

L'amore o l'odio sono responsabili del bene e del male che ci accade o che capita agli altri. Eliphas Levi, era conscio dei raccapriccianti poteri di una mente perversa. Tutto quanto detto e descritto, non sono fantasie di menti impressionabili. La medicina si è pure occupata di molti casi di disturbi strani e inspiegabili senza, naturalmente, capirci nulla. Gli psichiatri Silvano Arieti e Johannes M. Meth affermano che la morte per influssi malèfici "è nota tra i popoli più primitivi. Il paziente muore senza alcuna causa organica apparente, quando... teme di essere stato stregato" (S. Arieti, Manuale di psichiatria, vol. I, Boringhieri, Torino 1969). Arieti e Meth proseguono: "L'interpretazione di questa malattia è difficile... I pochi reperti autoptici in questi casi hanno mostrato solo segni di paralisi vasomotoria" (Ibid.).

Questi poteri maledetti risiedono nella fisiologia occulta dell'uomo, ma questo non si insegna alle università. Ogni persona emette effluvi magnetici, che sono alla base della vita. La morte, infatti, è come dice il Kremmerz: "interruzione o cessazione o deviazione magnetica che rompe o esaurisce il centro o nodulo di un'unità umana".

Questo effluvio magnetico individuale è chiamato "Aura". Agrippa afferma: "Tutto ciò che un odio violento può ispirare ad alcuno, ha la forza di muovere, di esercitare un effetto distruttore; e lo stesso è di tutte le cose che l'anima persegue con un violento desiderio" (Cornelio Agrippa, op. cit.).

G. C. Vannini afferma: "Vehementem imaginationem cui spiritus et sanguinis obediunt, rem mente conceptam realiter efficere, non solum intra, sed et extra" (Un'immaginazione veemente cui lo spirito ed il sangue obbediscono può fare una realtà di una cosa semplicemente concepita dallo spirito, e ciò non soltanto dentro di noi ma fuori" (G. C. Vannini, De admirabilibus naturae arcanis, libro IV, dialogo 5).

Ruggero Bacone aveva anche era certo: "Che se, inoltre, qualcuno che ha l'anima malvagia pensa fortemente di nuocere altrui, lo desidera con violenza, ne ha l'intenzione certa, e crede fermamente di potergli nuocere, non è da porre in dubbio che la natura non obbedisca ai pensieri della sua anima" (Opus Majus). Una volta che l'odio, sotto forma di male, si manifesta in tutta la sua drammaticità, ha inizio un continuo quanto inutile e dispendioso peregrinare da un medico all'altro, quasi sempre, senza cavarci un bel niente se il dottore in medicina non è pure conoscitore di certe arcane realtà. Ecco come il male penetra nell’individuo:

"Se siete stanchi, estenuati, depressi e se una persona con il raffreddore o l'influenza si trova nella vostra stanza, il raffreddore o l'influenza non mancheranno di conficcarvi le zanne nell'organismo indebolito. Questo lo sapete benissimo. E' esattamente la stessa cosa quando vi manca energia psichica. Diventate allora vulnerabili e le suggestioni nefaste non incontrano nessuna difficoltà a penetrare dentro di voi. (...). Eliminate il timore degli influssi esterni. ...la paura è un'emozione distruttrice perché ci rende negativi e soprattutto vulnerabili agli influssi estranei. Attira le vibrazioni nefaste. Apre la porta a quello che temiamo... Annientate ogni pensiero di pessimismo, di scoraggiamento, di timore e di debolezza, e sarete perfettamente immunizzati contro gli influssi negativi e deprimenti. ...Annientate l'odio. Questa regola risulta, in realtà, dalla precedente perché l'odio è l'emozione più negativa..." (Julien Ochorowicz, La suggestione mentale, Athena & Idegraf, 1988).

 

COSE MALEDETTE

 

Vi sono anche cose che sembrano emanare una maligna volontà distruttrice. Ebbe fama di portare molta jella l'auto, una Porsche, con la quale perse la vita il famoso attore James Dean, nel 1955. George Barris, un garagista, che l'aveva appena comprata la vide piombare, mentre gliela scaricavano nel suo locale, su un giovane meccanico e maciullargli le gambe. Venne smontata e un medico ebbe l'idea di comprare il motore e collocarlo nella propria auto. Poco dopo moriva in un terribile incidente stradale.

La carrozzeria della Porsche di Dean fu esposta a Sacramento in una mostra sulla Sicurezza Stradale ma precipitò dall'impalcatura e spezzò una gamba a un ragazzino. Poco tempo dopo mentre veniva trasportata ad un'altra mostra, l'autista del mezzo andò fuori strada e fu sbalzato fuori dal camion e nello stesso istante gli piombò addosso la malefica auto che lo schiacciò.

Tutti coloro che acquistarono qualche pezzo della Porsche pagarono a caro prezzo quest'imprudenza. Un corridore, George Barris, che prese le gomme per montarle sulla sua auto riportò gravi ferite quando i pneumatici, incredibilmente, scoppiarono tutti assieme facendo capovolgere più volte l'auto che schizzò via dalla strada. Un grosso camion che nell'Oregon trasportava l'auto maledetta per un improvviso guasto ai freni uscì di strada e piombò in un negozio distruggendolo. In un altro strano incidente, a New Orleans, andò in pezzi.

Esistono indubbiamente oggetti che portano male e bisogna stare molto attenti, in particolar modo, quando si comprano cose vecchie appartenute a chissà chi. Innanzitutto bisogna stare bene attenti a non portare nella propria abitazione cose utilizzate in rituali magici o peggio ancora stregoneschi.

Altra auto jellata fu la decappottabile, di color rosso vivo, sulla quale, a Sarajevo nel 1914, l'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando subì il mortale attentato. Dopo la prima guerra mondiale, scatenata dall'uccisione dell'arciduca, la fiammante decappottabile a sei posti fu venduta ad un ufficiale. Essa sembrava emanare un potere malefico. Il militare ebbe un numero impressionante di incidenti che lo turbarono a tal punto fino a convincerlo a liberarsi, a qualsiasi costo, dell'auto e la regalò ad un suo vecchio amico.

Lo sfortunato, dopo soli sei mesi, morì in un tremendo incidente. Rimessa a nuovo e rivenduta la decappottabile fu riverniciata di blu dal nuovo proprietario che non riuscì, ugualmente, a sfuggire alla terribile influenza dell'auto maledetta e, in un pauroso scontro, perse la vita assieme ad altre persone, con lui nell'auto assassina. Aggiustata, ancora una volta, la decappottabile a sei posti, non trovò nessun acquirente, visto l'alone di morte che la circondava. Fu acquistata da un museo viennese ma non vi restò a lungo senza seminare altre rovine. In piena seconda guerra mondiale, un aereo bombardò e disintegrò museo e auto.

La letteratura parapsicologica riporta moltissimi esempi di case cosiddette "stregate". Lo psichiatra inglese Arthur Guirham ha fornito un interessante resoconto degli impressionanti avvenimenti accaduti in un'abitazione di Bath. Quasi tutte le persone, che andarono ad abitare questa casa, si sono tolti la vita e sono impazziti. Molte navi ebbero fama di portare sfortuna. La nave più jellata fu la tedesca Scharnost. Già, mentre veniva costruita, si rovesciò schiacciando sessanta operai. In seguito l'esplosione di un cannone straziò orribilmente più di dieci marinai. Nel '43 fu affondata dall'aviazione inglese. Il fatto più incredibile fu che tutti quelli che vi furono imbarcati morirono di morte violenta.

L'Himenoa fu un'altra nave maledetta. Basti dire che, oltre agli altri disastri che si abbatterono sul personale di bordo, tutti i cinque comandanti che si succedettero alla sua guida fecero una brutta fine. Il primo impazzì, il secondo trovò la morte dietro le sbarre di un carcere, il terzo prese a bere smodatamente e morì di "delirium tremens", il quarto fu ucciso e il quinto e ultimo comandante si suicidò. Un fatto inquietante, riportato anni fa da alcuni giornali, si è verificato in Germania. Franz Block, un professore tedesco, si è accorse con raccapriccio di essere venuto in possesso, casualmente, di una macchina fotografica che gettava il malocchio alle persone ritratte con essa. Il signor Block ha scoperto che dei dieci amici fotografati: sei sono morti in incidenti stradali, uno in un incendio, due sono annegati mentre erano a pescare con la barca e il decimo è morto strozzato da un ossicino del pollo che stava mangiando.

La scoperta più agghiacciante il professore l'ha fatta quando, indagando per curiosità su uno dei tanti passanti che apparivano per caso sulle foto, ha saputo che era stato stroncato, due giorni dopo la foto, da un'emorragia cerebrale. Franz Block ha subito donato l'apparecchio fotografico ad alcuni studiosi di parapsicologia e terrorizzato ha detto: "Questa macchina fotografica è stata fabbricata dal diavolo in persona e viene direttamente dall'inferno".

La scrittrice Simone de Tervagne narra la singolare avventura capitata al famoso poeta surrealista André Breton quando, nel 1959, venne in possesso di una statuina di una divinità brasiliana decisamente apportatrice di jella. "Questa statuetta era di ferro. Aveva un viso cattivo, inquietante, ...era servita nelle cerimonie di vudù brasiliano, il macumba" (Simone de Tervagne, I poteri occulti di gioielli magici e pietre maledette, Meb, 1991). Il poeta la ebbe in dono da un diplomatico che era andato a fargli visita. Poco tempo dopo Breton fu colpito da paralisi e divenne incapace di scrivere.

Consigliato da un suo amico, l'esoterista René Alleau, il poeta donò la pericolosa statuetta ad un museo. Appena l'oggetto malefico lasciò la sua casa, il poeta sentì un enorme sollievo, le sue condizioni di salute presero a migliorare velocemente e, dopo non molto tempo, fu capace di scrivere come prima. Addirittura, ha fama di portare jella un intero paese della Lucania. Ne parla il prof. Ernesto De Martino nel suo libro "Sud e magia" (op. cit.). Egli racconta che con i suoi collaboratori, per motivi di studio, dovette recarsi a Colobraro vicino Matera.

Appena giunto, chiese al primo cittadino di fargli incontrare uno zampognaro, perché voleva farlo riprendere con la cinepresa, per documentare il folklore del luogo, ma il povero zampognaro fu investito da un camion e rimase ucciso. Un assistente del De Martino si procurò varie ammaccature scivolando dalle scale dell'albergo, un giornalista del gruppo restò molto turbato, quando si accesero spontaneamente i fiammiferi che aveva nella tasca della giacca e uno dei fotografi si ritrovò all'improvviso un febbrone da cavallo. Tutti i componenti la comitiva riportarono incidenti più o meno gravi.

Vi sono anche dei film che sembrano portare sfortuna. Per esempio la serie "Poltergeist" ne portò parecchia agli attori protagonisti di questa trilogia horror. Julian Beck muore di cancro nel mese di settembre del 1985, alcuni mesi dopo l’uscita del secondo film. L’attrice Zelda Rubinstein viene uccisa da un auto in uno spaventoso incidente. La piccola Heather O’Rourke, di appena 12 anni, viene stroncata da una grave forma influenzale.

 

LE PROTEZIONI POPOLARI

 

Fin dai tempi più remoti l'uomo ha cercato di difendersi dagli influssi maligni. Moltissimi furono i rimedi di protezione adottati dalla tradizione popolare. Nel medioevo ci si difendeva con varie procedure. Quelli più in voga si possono così sintetizzare:

- Mettersi attorno al collo una collana di spicchi d'aglio, di conchiglie, di pezzetti di agata o di cimaruta.

- Fissare dietro la porta della propria casa ferri di cavallo, grosse unghie di gallo e code di lupo. Questi accorgimenti impedivano alla fortuna di andarsene e al male di entrare.

- Nascondere nell'abitazione un pugno di sale grosso, terra di cimitero benedetta, qualche dente di pescecane, forbici incrociate ai piedi del letto e un pezzo di corda da impiccato. Così premuniti si pensava di scongiurare la cattiva sorte.

- Portare con sé anelli o pendenti con pietre di corallo, ambra, giada o altre adatte a contrastare gli influssi malefici. Si usava tenere addosso anche manine di corallo, falli e cornetti d'avorio.

Vi erano anche protezioni cosiddette religiose, per difendersi dal male che, tra l'altro, contemplavano:

- Il segno della santa croce;

- L'acqua benedetta;

- Il portare su se stessi scapolari, rosari e medaglie benedette. Le più efficaci furono considerate le medagliette di San Benedetto, di Michele Arcangelo, ecc.

Tra i più potenti segni anti-malocchio sono, ancor oggi, quello di far le corna con le mani o portare piccole "mani cornute" come pendenti. Gli antichi egizi usavano la mano per difendersi dal serpente e recitavano: "Questa mano di Teti viene verso di te, la mano, una grande tenaglia della casa della vita. Colui che essa stringerà non vivrà più, e colui che essa colpirà non alzerà più il suo capo. Cadi e placati" (Testi delle Piramidi, n.672)

Ingiustamente si crede che questo gesto è blasfemo, perché taluni pensano, che le corna in questione rappresentano quelle del diavolo. Nulla di più falso. Sul vero significato di questo, universale e antichissimo, gesto di protezione magica lasciamo che sia Henry Durville, che fece in proposito profondi studi in materia, a spiegarcene il significato occulto.

Egli scrive, riferendosi alla mano cornuta, che: "L'indice e il mignolo sono proiettati in forma di corna; le altre dita sono ripiegate. Ciò si spiega molto bene per quanto riguarda il pollice, poiché è il simbolo della personalità e, ripiegandolo all'interno della mano, lo si mette in questo modo al riparo da ogni disavventura...". Il resto dell'interpretazione è astrologica.

Il Durville riprendendo il discorso dell'indice e il mignolo allungati in avanti, nel caratteristico gesto, spiega che sicuramente gli antichi hanno: "voluto affidare la difesa della mano (e di tutto l'individuo, ndA) all'autorità di Giove (il dito indice) ed alla sottigliezza di Mercurio (il dito mignolo), contentandosi di preservare il Sole (l'anulare) troppo sensibile e Saturno (il medio) troppo astratto per essere utili".

La grande chiromante M.me de Thebes così spiegò il potente segno scaramantico: "E' necessario, quando ci accorgiamo di trovarci in compagnia di qualche persona sospetta, metter ripiegato e nascosto nella mano il pollice, sul quale si abbassano le dita di Apollo, la scienza che assorbe tutto, e di Saturno, la fatalità pronta a respirare ogni influenza cattiva, mentre si debbono distendere immediatamente le dita protettrici: Giove, il dominio che respinge, e Mercurio, il portatore del caduceo, lo scudo e la spada" (M.me de Thebes, L'enigma della mano).

L’argomento del dossier in questione è più diffusamente trattato nel mio libro: "Jella e Anti Jella" (Edizioni AGPHA PRESS, Roma 1998).

 

Giuseppe Cosco

 

linus.tre@iol.it

 

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