LA FINE DEL MONDO? NEL 1999, 2038 O 3797
"NELLANNO 1999 E SETTE MESI / IL GRAN RE DEL TERRORE VERRA DAL CIELO...".Nostradamus predisse per questi anni di fine secolo: pestilenze, carestie, cataclismi e guerre rovinose. Ecco quanto assicura il veggente:
"NELLANNO 1999 E SETTE MESI (è il mese di Luglio, n.d.A.) / IL GRAN RE DEL TERRORE VERRA DAL CIELO / Risorgerà Gengis Khan / Prima e dopo la guerra dominerà incontrastata" (X,72).
Nostradamus aveva, tra laltro, indovinato anche la data della fine della monarchia francese (1789). Questa sinistra profezia parla dello scoppio della Terza Guerra Mondiale? Forse. Ma secondo alcuni studiosi potrebbe essere anche la data della Fine del Mondo. E più probabile, invece, che in questanno, nel mese di Luglio, si verificherà qualcosa che porterà sgomento e paura nel mondo intero. Interpretando le numerose quartine di Nostradamus, lo sgretolamento della Terra potrebbe verificarsi nel 2038 o addirittura nel 3797, ma questultimo numero, riletto in una particolare chiave, potrebbe significare proprio 1999. Cosa accadrà a Luglio (1999 e sette mesi) di questanno?
Luomo è sempre stato curioso di conoscere il destino del mondo, oltre che il proprio. Fin da epoche lontanissime ha cercato di fare luce, servendosi anche di complicatissimi quanto astrusi calcoli, sui misteri più profondi spingendosi a indagare finanche su quelli riguardanti lo stesso Dio; in fondo la creazione e la stessa creatura umana sono a "somiglianza" di Dio. Alcuni dei complessi calcoli, di cui si servirono gli antichi kabbalisti, si basavano sulla convinzione che, poiché Dio aveva impiegato 6 giorni per la creazione del mondo, lo stesso sarebbe durato 6000 anni. Il tutto fu, a questo punto, calcolare esattamente la data della nascita del mondo. I numeri furono considerati, in questa ardua impresa, di importanza capitale.
Labate Gioacchino faceva le sue profezie servendosi dei numeri. Altri si cimentarono, come vedremo, con incredibili calcoli per trovare la data della fine del nostro mondo. La prima operazione consisteva nel ricercare lesatta nascita di Cristo. Gènèbrard calcolò che Cristo era nato nel 4090 dopo la creazione del mondo e che perciò la fine sarebbe avvenuta nel 1910. Scaligero "figlio" affermò che Gesù era venuto al mondo nel 3948 dopo la genesi e che la fine sarebbe avvenuta nel 2052. Pico della Mirandola calcolò come nascita del Nazareno il 3958 e la data della deflagrazione del mondo il 2042. Bellarmino e Boronius fissarono la data della fine del mondo al 2030. Infine, ma non ultimo, labate Maitree calcolò la fatidica data alla fine del XX secolo o al massimo nel corso del XXI. Inquietante la vicinanza di queste date tra loro. Sono anni bui i nostri e su questo concordano sia le profezie laiche sia quelle religiose. Padre Porthos Melbach, il solo zingaro che sia mai stato ordinato sacerdote cattolico, domenica 6 agosto 1961 sconvolse i fedeli quando, durante lomelia, disse: "La Fine dei Tempi annunciata dalle Scritture è venuta. Vi sono stati sette grandi terremoti nel XVII secolo, otto nel XVIII e sono già molti di più nel XX...".
Le ricerche sulla data dellultimo respiro di questo nostro povero pianeta continuano, con accanimento, ancora oggi e hanno, come base di calcolo, sempre i numeri e ciò non deve stupire; con i numeri, infatti, fu creduto possibile pronosticare molti eventi. Per fare un altro esempio sulle speculazioni della matematica occulta, riporto quanto scoprì lesoterista Ely Star. Mentre un giorno meditava sul numero della bestia (il 666), pensò, ad un certo punto, di sommarne i fattori col numero della materia, che, secondo il filosofo Pitagora, è il 2. (2+6) = 8; (8+6) = 14; (14+6) = 20. Ely Star concluse: "Questi quattro numeri 2, 8, 14, 20, rappresentano la data esatta della dichiarazione della (prima) guerra mondiale, che ha avuto luogo il 2° giorno dell8° mese del 14° anno del 20° secolo, ossia il 2 agosto 1914!".
Labate Maitree ordina gli avvenimenti, che dovranno accadere, servendosi delle profezie di Malachia. Secondo lui, nove papi contrassegneranno gli avvenimenti salienti dei tempi della fine. I tre papi dellinquietudine, della congiuntura, delloppressione, delle discordie e della guerra, regnanti dal 1903 al 1939, furono:
Ignis ardens (Pio X, 1903-1914);
Religio depopulata (Benedetto XV, 1914-1922);
Fides intrepida (Pio XI, 1922-1939).
Seguono i tre papi della resurrezione e del rifiorire della spiritualità:
Pastor angelicus (Pio XII, 1939-1958);
Pastor et nauta (Giovanni XXIII, 1958-1963);
Flos florum (Paolo VI, 1963-1978).
Infine, concluderanno la serie gli ultimi papi, quelli delle grandi prove, prima della fine dei tempi :
De medietate lunae (Giovanni Paolo I, 1978);
De labore solis (Giovanni Paolo II, 1978-?);
De Gloria olivae (?).
Secondo Malachia i punti essenziali, che segneranno gli ultimi eventi prima della fine del mondo sono: lultima grave persecuzione di cui soffrirà la Chiesa cattolica, apostolica e romana; lelezione di Pietro II, ultimo Pontefice; la distruzione di Roma ed, infine, lapparire in cielo del Giudice supremo, che separerà i buoni dai cattivi. Il dotto gesuita Engelgrave, nella seconda metà del 1500, parlò delle profezie di San Malachia definendole "un monumento deccezione, memorabile, con i suoi simbolismi e i suoi motti che recano precisi riferimenti storici ad altrettante persone scelte per il papato, secondo un disegno imperscrutabile che sfugge, ovviamente, al comune mortale".
Nostradamus predisse per questi anni di fine secolo: pestilenze, carestie, e guerre rovinose. Secondo il grande veggente la fine del mondo avverrà:
"Quando Giorgio Dio crocifiggerà / e Marco lo risusciterà / e San Giovanni lo porterà...".
Questo scritto sibillino suggerisce che lanno fatidico potrebbe essere quello in cui la Pasqua cadrà il 25 di aprile, giorno in cui si festeggia San Marco, il Venerdì Santo sarà il 23, giorno della festa di San Giorgio e il Corpus Domini verrà di giugno. Una Pasqua che cade il 25 di aprile sarà quella dellanno 2038. Cè anche da dire che Nostradamus ha indicato come lanno della distruzione del mondo il 3797, pur predicendo eventi terribili intorno al 2000.
E stata prospettata, tuttavia, da taluno, unipotesi decisamente inquietante e, cioè, che il 3797 è solo un anno simbolico. Se è pur vero, infatti, che nella lettera al figlio Cesare il veggente scrive che i suoi vaticini sono "da qui al 3797", la specificazione "da qui" sembra essere alquanto sospetta e anche inutile, in quanto, essendo le sue profezie, ovviamente, protese al futuro, in nessun caso, possono riferirsi a date antecedenti a quella della lettera (1 marzo 1555). Sembrerebbe, a questo punto, che Nostradamus abbia voluto celare, ad occhi profani, lesatta chiave di lettura dellanno 3797. Vediamo quale potrebbe essere la soluzione di questo enigma: sottraendo da 3797, lanno della specificazione "da qui" (il 1555), si ottengono 2242 anni.
Nella lettera a Enrico, re di Francia, il veggente fornisce la cronologia biblica da Adamo a Gesù Cristo, 4757 anni. Se sommiamo 4757 a 2000 otteniamo 6757 anni, che non corrispondono assolutamente al settimo millennio. Se, invece, ai 4757 anni sommiamo i 2242 ricavati dalla differenza tra lanno simbolico 3797 e lanno che data la lettera al figlio Cesare (1555), otteniamo 6999. Perveniamo, così, allanno 7000 della cronologia complessiva, che corrisponde al 1999 dellera cristiana. Il 3797 sarebbe dunque il 1999.
Tutto ciò sembrerebbe essere confermato dalla seguente quartina:
"Nella rivoluzione del gran numero sette (Nel compimento del settimo millennio, lanno 2000, n.d.A.) / Appariranno, in quel tempo, giochi dEcatombe (guerre e conflitti armati, n.d.A.) / Non lungi dalla grande età del Millennio, (un poco prima del 2000, n.d.A.) / Dalle loro tombe i morti risorgeranno" (X, 74).
Ma il ciclo finale potrebbe inziare anche più in là, vicino al 2250.
Nella lettera al figlio Cesare, Nostradamus, infatti, scrisse:
"Prima che la Luna abbia completato il suo intero ciclo (1889-2250), il Sole (XX secolo) e poi Saturno (l'era dell'Acquario) verranno... così che tutto è calcolato e il mondo si avvicina al suo ciclo finale".
"Allora si adempirà e si concluderà la mia profezia" (I, 48).
Giuseppe Cosco